faq2. Perché ogni salmo finisce in gloria”?

Come mai la realtà smentisce le buone intenzioni? Eccone le principali ragioni (quattro):

  1. il nostro pensare attuale si dichiara scientifico, ma all’atto pratico non lo è, resta filosofico, una semplice opinione: ogni qualvolta infatti lo si applica alla questione sociale, restando in realtà teorico, produce l’esatto contrario di quello che dichiara (=eterogenesi dei fini).

Un esempio chiarissimo per tutti è la meravigliosa “finanza creativa” (i titoli tossici, derivati ecc): esaltata da due decenni come il miglior supporto della crescita economica delle imprese e del benessere per tutti in tutto il mondo, è in realtà “distruttiva” dell’economia reale” (blocco del credito alle imprese, contrazione dei mercati, licenziamenti, proteste di piazza ecc).

Come si vede la realtà ha prodotto l’esatto contrario di quanto dichiarato: i cosiddetti esperti si giustificano (non capendo l’insufficienza del loro modo di pensare solo filosofico, teorico) parlando di inspiegabile “eterogenesi dei fini”. Purtroppo per noi, sul piano dell’efficacia del loro pensiero sociale, costoro sono equiparabili agli esperti del Bar Sport che discutono di calcio.

2. siamo condizionati da oltre 200 anni di propaganda, la quale ci ha fatto acriticamente accettare un dogma molto pericoloso: la democrazia è il miglior sistema sociale del mondo, e l’uomo nel futuro non potrà mai arrivare (sic!) ad un sistema migliore della democrazia.

E allora analizziamo il termine Democrazia e cosa nasconde. Democrazia = governo del popolo. Un’altra menzogna teorica che in pratica si rivela, per il singolo, l’esatto suo contrario.

Il singolo infatti (l’elemento centrale e vivente del popolo) non conta nulla: governano le caste organizzate (l’elemento periferico e morto del popolo) e il singolo ne rimane l’utile schiavo.

Gli specialisti non sanno più come definire la realtà della “democrazia” e sono arrivati anche a dire che possiamo rendere concreta e reale solo una “democrazia imperfetta” (appunto il contrario di quella teorizzata filosoficamente) per poi, ultimamente, arrivare a parlare di Democr-atura visibile (intendendo segnalare il serio pericolo che corre la Democrazia di diventare una Dittatura), senza rendersi conto di essere ormai dei belli addormentati nel bosco delle teorie socio-economico-politiche.

In realtà, come denuncio in Mail da Furbonia, abbiamo già realizzato e reso operante “in automatico” una Ditt-ocrazia invisibile: ossia una bellissima Dittatura mascherata da Democrazia, che opera sott’acqua senza che nessuno (a destra a sinistra o in centro/ sopra o sotto) se ne accorga.

Nella Ditt-ocrazia, appunto, il singolo non conta nulla salvo due eccezioni (che confermano la regola!): il singolo serve solo per dare il voto ai politici e per pagare le tasse. Stop.

Con la prima eccezione il singolo giustifica l’operato delle caste, e per contrappasso (per la regola equilibratrice del gioco che recita: “se qualcuno gode, qualcun altro deve soffrire”) si auto-schiavizza volontariamente.

Con la seconda eccezione il singolo si auto-infligge l’illusione che esista un politico o un partito che utilizzi bene i soldi da lui versati per il benessere della comunità. Secondo questa illusione è automatico che il politico o il partito che li amministra farà di tutto per risolvergli i problemi quotidiani. Chi ancora pensa questo ha ragione solo sul fatto che con i suoi soldi politici e partiti faranno di tutto… e di più (senza assolutamente risolvere i problemi quotidiani del singolo, semmai aggravandoli). In sintesi la Democrazia (menzogna teorica e impossibilità pratica) sta rubando il futuro alle nuove generazioni (ai nostri figli, ai nostri nipoti… cioè a noi stessi).

3. 200 anni di propaganda sempre più pelosa (pro domo sua, cioè dei partiti) ci ha definitivamente convinto che senza i partiti non si può governare bene lo Stato.

Un altro pensiero filosofico che si tramuta nel suo contrario una volta applicato alla realtà.

I politici amministrano malissimo lo Stato per cui ultimamente molti si stanno convincendo che i partiti non sono proprio l’optimum, non sono la scelta sociale migliore per governare lo Stato, specialmente il modello attuale onnipervasivo e unitario (=che intreccia in un nodo indissolubile economia, politica e cultura privilegiandone di volta in volta una a discapito delle altre due): la vera causa del disastro presente e dei futuri... se non ce ne si libera una buona volta!

Ma torniamo ai partiti e vediamo perché non sono la miglior scelta in concreto, non in teoria, prendendo in esame un lasso di tempo secolare.

I partiti unici, un’ideale molto sentito all’inizio del XX secolo, il loro risultato concreto lo hanno prodotto, basta solo farne qualche nome: Partito comunista sovietico; Partito nazista tedesco; Partito fascista italiano; Pol Pot cambogiano (gli studiosi di storia moderna ne possono aggiungere altri attualmente esistenti con esiti, nel concreto, tutt’altro che entusiasmanti per il singolo cittadino).

Il bipolarismo (democratici e repubblicani in USA/ centro-sinistra e centro-destra oggi in Italia) risolve il problema del partito unico e sembra semplificare le cose, rispetto al pluripartitismo, ma resta il problema pratico e concreto: le ragioni del partito/della coalizione vincono sulla necessità di un operato bi-partisan a vantaggio del singolo. Nelle coalizioni, poi, una volta eliminato dalla competizione quella avversaria, l’attività a favore del singolo viene affossata dai partiti che partecipano alla coalizione vincente. Nessun partito può permettersi che l’alleato faccia qualcosa di buono per l’elettore: perderebbe consensi, voti, soldi, potere.

E lo stesso avveniva in Italia pochi anni fa o dove sussiste il tripolarismo di destra-centro-sinistra. Nulla cambia nella sostanza: da cinquant’anni, in Italia, ogni giorno la TV dimostra questa triste realtà.

Certo, anche all’estero non scherzano, ma noi pecchiamo sempre di... eccesso di zelo.

E dopo averli visti sul piano del “buon governo” a vantaggio (?) del singolo, osserviamoli sul piano economico. Il debito pubblico italiano è uno dei più grandi nel mondo e spendiamo ogni anno di più di quello che produciamo e incassiamo(viaggiamo infatti nel 2009 verso il tetto di 1.700 miliardi di euro, pari ad una cifra che supera i 3 milioni di miliardi di vecchie lire). Non è un problema solo italiano come ci fanno credere: se sommiamo il debito pubblico al debito dei privati cittadini, l’Italia (fatto l’incasso 100) spende 135; gli Usa spendono 170; l’Inghilterra spende 160, la Germania 145 ecc.

In tutto il mondo i politici hanno le mani bucate con i nostri soldi, ovviamente.

E secondo voi, il nostro denaro è stato ben speso dai politici? Con destra, sinistra e centro, non è cambiato il risultato finale. Debbono essere per forza loro il meglio che abbiamo per gestire i nostri soldi? Davvero non esistono alternative? Dove trovate il vantaggio del singolo... l’averlo indebitato più che biblicamente fino alla quinta/sesta generazione?

4. Poiché sul piano della concretezza nessun partito, in nessun campo, è immune da critiche documentate, ogni partito ci distoglie continuamente dalla realtà oggettiva facendo leva sulle simpatie inconsce del singolo cittadino. Se infatti si dà la colpa di tutto il mal governo all’incapacità del politico o del partito avversario, il singolo si ritiene sentimentalmente soddisfatto e non va a cercare la polvere sotto il tappeto.

Così continua da decenni il gioco delle parti tra chi è al governo (L’opposizione mi ha impedito di governare) e chi è all’opposizione (Il governo promette e non mantiene o fa demagogia senza risolvere i problemi di nessuno). Ma chi ci rimette da questo teatrino?

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