faq6. Con le tre aree autonome al posto di un’unica area indifferenziata può cambiare qualcosa in concreto?

Bella domanda! Certamente anche se non con la velocità di una bacchetta magica: Proviamo a vedere cosa può cambiare, ad esempio, in qualche caso concreto.

1. Analizziamo un farmaco: oggi nello Stato moderno, unitario e indifferenziato, un farmaco può essere concepito indifferentemente sia come espressione di un business (esigenza di una merce per il proprio benessere) sia come espressione un diritto (alla salute). Ma la commistione o la scelta dell’uno (business) o dell'altro (diritto) non è senza conseguenze. Il pericolo è che diventi oggetto di business chi dovrebbe essere soggetto della salute: l'uomo. Non può quindi meravigliare come l'uomo oggi sia visto sempre più come meravigliosa "miniera di pezzi di ricambio" per alimentare utili economie.

Ma nella realtà, quella che raggiungiamo solo se creiamo un contenitore autonomo per ogni area sociale, se le separiamo, dobbiamo scegliere: o la salute è un diritto, o è una merce.

Il controllo del farmaco oggi è attribuito al ministro dell’industria (il ministero dei produttori di merci, appunto perché la salute è un business) e non a quello della salute (il ministero che tutela il diritto alla salute del cittadino, perché la salute è un diritto apparente) in quanto la salute, in realtà, viene vista come un sottoprodotto del business.

Se invece siamo costretti a scegliere, se smettiamo di demandare ad altri la soluzione dei nostri problemi, ritengo che la maggioranza di noi attribuisca alla salute lo status di un diritto (non di una merce): allora le conseguenze sono molte e pesanti: i diritti non possono essere monetizzati per cui fortissimi sarebbero i limiti all’attuale strapotere del sistema del farmaco: ad esempio sicuramente le società farmaceutiche non potrebbero quotarsi in borsa: è troppo alta la tentazione di truccare i bilanci, per aumentare il valore delle azioni, è troppo alta la tentazione di spacciare per miracoloso quello che miracoloso non è; è troppo alta la tentazione di inventare nuove malattie curabili appunto con un nuovo farmaco in esclusiva. E parlare di tentazione forse… è un eufemismo perché, si sa, il mondo dell’alta finanza è fatto più di squali voraci, che non di simpatici girini.

Un altro esempio riferibile solo all’area del diritto, non a quella dell’economia, è l’acqua potabile: se l’acqua è un diritto e non una merce, non possono esistere società private proprietarie dell’acqua di un territorio (come oggi avviene, sempre per le ragioni di cui sopra in 1.), perché un diritto non è una merce e ciò che vale per una merce non può valere per un diritto.

2. Analizziamo il problema dei rifiuti: la natura non fa rifiuti, ricicla tutto con i suoi tempi. L’uomo invece sì. Se cerchiamo di risolvere il problema del trattamento e smaltimento dei rifiuti con i concetti usuali adatti per l’area economica, vediamo che il problema non si risolve e che si innestano colossali resistenze. Anche con i concetti dell'area giuridica degenerata nella politica il problema non viene risolto e lo ha dimostrato il fallimento dei partiti che si richiamano ideologicamente all’ambiente.

Solo se lo affideremo all’area culturale questo problema troverà la sua soluzione: perché solo la cultura ha i concetti adatti a risolverlo attraverso l’educazione delle generazioni future.

3. Analizziamo la gestione dei nostri soldi: abbiamo visto che i politici con le loro scelte aumentano il debito pubblico: indebitando costantemente sempre più i nostri nipoti, cioè noi!

Nello Stato moderno, quello unitario, non esistono alternative. Purtroppo.

Nello Stato con le tre aree autonome, invece… cambia il panorama.

Chi produce i soldi? L’area economica. Ecco già una prima alternativa grossolana ai politici.

Di solito chi produce i soldi (area economica) dà a loro il giusto valore, mentre chi se li trova in tasca senza aver fatto nulla per meritarli (area giuridica infestata dai partiti), li sperpera.

Quindi i soldi è preferibile che li gestisca l’area economica, di certo non quella giuridica, direbbe Monsieur de Lapalisse.

Pensiamo solo se la rete viaria del comparto di Sassuolo (quello delle ceramiche) fosse stata nelle disponibilità dell’area economica autonoma, piuttosto che di quella giuridica partitocratica che imperversa nello Stato unitario moderno.

L’autostrada che collegherebbe Modena alla Germania sarebbe una realtà da almeno 30 anni.

I tempi diversi (giurassici) e le inefficienze dell'area giuridica non hanno realizzato a tutt’oggi niente. Con danni economici a tutti noi e all’ambiente notevolissimi. Perché i tempi del diritto non sono assolutamente i tempi dell'economia: come stiamo imparando dalle vicissitudini odierne, così dolorose per tutti.

Abbiamo visto che un’alternativa ai politici onnipervasivi è possibile se cambia al forma dello Stato. Vediamo pure che se esiste un’area economica che produce i soldi e li gestisce, si può attribuire ad un’altra area il controllo della buona gestione: sarà l’area giuridica che vigilerà sulla correttezza degli impieghi e sul rispetto dei diritti (dei cittadini, dell’ambiente ecc) come soggetto terzo.

All’area culturale il compito di “consumare” i soldi, in senso buono: nell’autonomia della cultura si gioca il nostro futuro. I miglior studenti, i migliori artigiani, i migliori artisti debbono sviluppare i loro talenti in un habitat favorevole. L’area economica si premurerà di soddisfare le esigenze di strutture (antisismiche, igieniche) laboratori, stipendi ecc.

Esigenze che nasceranno dall’area culturale stessa, se vogliamo proteggere il nostro futuro, non da quella economica e neppure da quella giuridica. Infatti l’area economica privilegerebbe, a suo danno, l’attualità, le discipline utili ai propri commerci, alle proprie produzioni, alle proprie esigenze distributive attuali.

L'area giuridica, invece, privilegerebbe il passato e sta già esercitando, a suo e nostro danno, questo potere di indirizzo da decenni. Per esempio ha trasformato, con le circolari ministeriali, i professori in esseri ectoplasmici privi di responsabilità e arte dell’insegnamento, e le scuole in caserme: ci si può meravigliare allora degli episodi di nonnismo (bullismo) fra i ragazzi e le ragazze? No, certo!

3. Analizziamo l’attività giudiziaria: alla nascita dello Stato unitario si credeva di tutelarla al meglio con la formale indipendenza dei giudici dal potere governativo e legislativo. Oggi vediamo tutti che i giudici non sono indipendenti dal loro credo politico e questo per il singolo cittadino è deleterio, perché ai giudici piacciono molto i loro teoremi…

Se invece le tre aree sono autonome: all’area giuridica resta il controllo sull’esecuzione della pena; all’area economica il sostentamento dei giudici e la costruzione delle strutture e dei servizi necessari alla comunità; mentre all’area culturale andrebbe la parte più importante. In quest’epoca di multiculturalismo ed emigrazioni: all’area culturale andrebbero i criteri della scelta dei giudici (legati al territorio e alla/alle culture esistenti in tale territorio).

In questo modo sarebbero i cittadini a decidere da quale giudice, tra quelli indicati dagli esponenti dell’area culturale, farsi giudicare. Giudice del cui giudizio si ha fiducia oppure che culturalmente può capire meglio il cittadino avvisato di reato, a maggior ragione se extracomunitario. Naturalmente tanti altri aspetti cambierebbero per armonizzarsi.

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