faq8.: "In mail da Furbonia, quando si parla di politica ci sembra di venir indirizzati a cogliere un contenuto diverso, benefico e fecondo, da quanto siamo stati abituati a conoscere, purtroppo, come moderna politica. E’ solo una sensazione?"
Non è una sensazione, ma una verità che va conquistata culturalmente, se vogliamo smettere di essere trascinati alla deriva dagli eventi, se vogliamo prendere il timone del nostro futuro sociale.
Ciò che siamo stati abituati a conoscere come “politica” è la degenerazione partitica di un concetto più ampio, che in ambito sociale può definirsi più correttamente: area giuridica o area del diritto.
In Mail da Furbonia, ogni volta che si parla di politica, in realtà si parla di una voluta degenerazione di quest’area, volendo in tal modo risvegliare nel lettore la consapevolezza della sua pericolosità sociale in questa accezione moderna.
Se vogliamo chiarirci le idee, e risanare l’attuale decadente deriva, dobbiamo capire bene come è avvenuta la degenerazione e quali meccanismi automatici, fuori dal controllo dell’uomo, l’hanno fatta incancrenire negli ultimi due secoli. Partiamo come sempre, per intenderci oltre i limiti ideologici e le simpatie di gruppo, dai concetti fondamentali e dall’osservazione della realtà passata ed attuale (il perché e spiegato in Faq 2 ).
In sintesi estrema, sostanzialmente l’area giuridica o area del diritto si occupa dei diritti e dei doveri del cittadino, e ricomprende attività (legislativa, amministrativa ecc.) che di norma caratterizzano l’ambito di azione di quell’entità astratta (perché ha sfrattato da sé l’uomo, il singolo) che ci siamo abituati a considerare col nome di Stato moderno, e che origina dalla Rivoluzione francese del 1789-92.
Se vogliamo vedere ancora più indietro, risaliamo all’etimologia della parola (da polis, o città intesa come comunità dei cittadini della Grecia antica, ai tempi di Platone e Aristotele). E per Aristotele la politica era l’arte di amministrare la comunità (la polis), arte indirizzata al bene di tutti, mentre oggi con “politica” normalmente intendiamo l’attività dei partiti, che fanno e disfano a loro piacimento.
Attività che non è più indirizzata al bene di tutti, bensì piuttosto a quello dei gruppi organizzati che sostengono i partiti stessi.
Questo è il vero, gravissimo problema. Mentre ancora per Aristotele l’area giuridica o area del diritto era ben delimitata e orientata oggi, dopo 2.500 anni, non è più il singolo cittadino (cioè l’uomo) l’alfa e l’omega dell’attività giuridica, bensì questa è stata fatta fuoriuscire dai suoi limiti naturali ed è degenerata nell’attuale concetto automatico (tumorale e deleterio) di “politica” (mal)gestita dai partiti.
La “politica” così, avendo usurpato funzioni di altre aree sociali (ricordiamoci sempre che area economica e area culturale con pari dignità sono le altre due sfere del vivere sociale) è stata poi suddivisa dagli studiosi in tre branche, in base all'aspetto della società e dei rapporti in cui viene analizzata.
Le tre branche, con terminologia inglese, sono dette politics, policy, polity. Agli studiosi è evidentemente piaciuto il fatto che le tre parole iniziano tutte con la lettera P, ma non sono usciti da questo gradimento estetico: non ravvisando quindi il fatto che solo con policy si definiva correttamente l’area giuridica o area del diritto, mentre con gli altri due termini (come vedremo) si espropriavano rispettivamente l’area economica e l’area culturale di prerogative specifiche proprie.
Vediamo in sintesi: 1. con policy gli esperti intendono leggi o altri atti giuridici attuati dal potere politico per gestire la cosa pubblica (appunto l’area giuridica o area del diritto). 2. con politics gli esperti intendono le dinamiche attuate dai vari partiti (e/o gruppi di pressione) per riuscire a acquisire il potere politico (appunto l’area economica). 3. con polity gli esperti intendono il consenso da parte della collettività al potere politico e la coesione intersociale delle varie classi (appunto l’area culturale).
Come si può vedere chiaramente, la cosa pubblica non viene più amministrata per il bene di tutti i singoli appartenenti alla comunità, ma solo in funzione: a) della conquista economica del potere da parte dei partiti e b) dell’asservimento culturale del singolo [il quale se vuole contare qualcosa deve imbrancarsi in classi (perdendo così la sua identità individuale) e delegare tutto, col voto, al partito].
Vediamo così come l’obesità tumorale della “politica” attuale è ben altra cosa rispetto alla “politica” degli antichi greci e come sia nata appropriandosi indebitamente di funzioni che in realtà appartengono alle altre due aree: il fatto che gli uomini attuali non notino le differenze di contenuto del medesimo concetto se viene applicato alle tre diverse aree sociali, deriva da un condizionamento secolare indotto automaticamente dalla forma “unitaria” dello Stato moderno: automatismo del quale oggi siamo tutti vittime e che ci rende semplici sudditi-schiavi.
In tale forma unitaria le tre aree sociali perdono la loro socio-diversità, acquisiscono il grigio colore uniforme della “politica” come viene oggi (mal)intesa e, come chiarito nell’apòlogo di Ischèmio Ingrippa, l’acqua calda dell’area economica e l’acqua fredda dell’area culturale, mischiandosi nell’unitario Stato moderno, aumentano a dismisura l’acqua tiepida dell’area giuridica, la quale così degenera nell’attuale concetto della politica partitocratrica, che si occupa… male di tutto e bene di niente.
Come quel marito che, goldonianamente preso da eccesso di zelo, volesse ricoprire sempre lui anche il ruolo di moglie e di figlio realizzando così una famiglia… astratta dalla realtà concreta: così come purtroppo è stato davvero realizzato uno Stato unitario… assolutamente astratto dalla realtà concreta.
Quindi la soluzione dei problemi sociali attuali (crisi, terrorismo, emigrazione ecc) non è economica, né giuridica (né tanto meno pertiène alla sua degenerazione “politica”) bensì solo culturale: ossia può trovarsi solamente rendendo autonoma l’area culturale.
Prima noi singoli induividui arriviamo a capire:
a) che lo Stato unitario moderno è pericolosissimo per tutti i cittadini e
b) che va modificato nello Stato tripartito [lo Stato che salvaguarda i diversi habitat, la socio-diversità, l’autonomia delle tre aree]
e prima arriviamo a ‘potare’ le competenze usurpate dalla “politica” tumorale (mal)gestita dai partiti di destra, centro e sinistra, la quale ci sta velocemente riportando alla giurassica età della pietra.
Solo così, dalla malsana "politica", faremo riemergere nella sua identità sana e autonoma l’area giuridica o area del diritto (e con lei uomini e valori potranno tornare efficaci e cessare di realizzare questa continua eterogenesi dei fini); solo così potremo finalmente uscire da queste continue tempeste sociali che altrimenti, essendo mal comprese da più di 200 anni dagli esperti (vedi le altre faq), peggioreranno sempre più, imperversando sanguinosamente sulla nostra decadente civiltà moderna.
Mettiamo dunque severamente a dieta la "politica" e attraverso la rinascita dell'area giuridica autonoma potremo far rifiorire autonoma l'area economica, ma soprattutto rendiamo coraggiosamente autonoma l'altrimenti cadaverica area culturale: assisteremo ad una meravigliosa resurrezione della nostra civiltà.
Buona lettura
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